Trentino: triangolo del green tra economia e ricerca

Da Monitor di VeneziePost | Università di Trento, Fondazione Bruno Kessler e Fondazione Mach sono i vertici di un triangolo attorno a cui operano numerose altre realtà nell’ambito della green economy. Un vero e proprio “distretto della sostenibilità”, grazie alla collaborazione tra imprese ed enti di ricerca

Una delle zone d’Italia che può essere esempio di “distretto della green economy” è in Trentino Alto Adige. Qui si concentrano, nel giro di pochi km quadrati, numerose istituzioni ed aziende attive su questo fronte, che interagiscono tra loro facilitate dalla vicinanza fisica.

Il Rettore dell’ateneo di Trento, Paolo Collini, identifica un vero e proprio “triangolo del green” di cui il primo vertice è l’università stessa. «Ci muoviamo lungo due direttrici – specifica Collini – : la prima è il “che cosa facciamo noi”, dato che una realtà di 20.000 persone ha comunque il suo impatto ambientale. C’è un delegato del rettore a questo tema, che sta elaborando un piano in particolare sulla gestione dell’energia e dei rifiuti. La seconda è quella della ricerca, soprattutto nel campo dell’edilizia sostenibile e della progettazione di sistemi urbani a ridotto impatto ambientale: ricerche che coinvolgono le facoltà di architettura, di ingegneria, e tutto il settore dell’informatica sulla tematica delle smart cities». Proprio l’Università è promotrice, in partenariato con il Comune, del progetto Smart Cities: la città è infatti stata selezionata dall’Institute of Electrical and Electronic Engineers (IEEE) nell’ambito di un’iniziativa globale con l’obiettivo di individuare 10 città come modello di eccellenza nell’ambito della progettazione urbana finalizzata alla gestione “intelligente” di energia, suolo, servizi e risorse in senso lato.

E qui si inseriscono gli altri “vertici del triangolo”. Uno di questi è la Fondazione Bruno Kessler, e in particolare il suo centro di ricerca sui materiali e microsistemi per tutta l’area Ict, che costituisce un punto di riferimento per quanto riguarda la sensoristica applicata a questi settori; ma anche per numerosi altri progetti a livello europeo, come il progetto EDEN volto a ricavare energia pulita dall’idrogeno. Il terzo vertice è la Fondazione Mach, con un’attenzione particolare al mondo dell’agricoltura, ma con vasta competenza sui temi ambientali in senso lato e un capitale umano di oltre 400 ricercatori: il suo programma ambiente, a titolo di esempio, coordina le attività condotte dal centro di ricerca e innovazione e dal centro di trasferimento tecnologico per fornire servizi sul territorio in questo settore – dalla gestione dei rifiuti, a quella dei fertilizzanti in agricoltura, a quella delle foreste.

Se questo è il “triangolo di base”, attorno a questo ruotano – e mi si perdonerà l’eccesso di geometria – numerose altre realtà. In primo luogo Habitec, il Distretto tecnologico Trentino per l’energia e per l’ambiente, una società consortile composta da circa 300 fra imprese, enti di ricerca e agenzie pubbliche – per un totale di 8.000 addetti e un volume d’affari generato di circa 1,5 miliardi di euro – che si pone come polo nazionale per l’edilizia, l’energia e la mobilità sostenibile e lo sviluppo del green business. Tra le tante iniziative e servizi promossi, spicca per rilevanza l’organismo Green Building Council Italia (GBC), programma di certificazione volontaria degli edifici nato negli Stati Uniti ed oggi applicato in 40 Paesi, volto a valutare l’impatto ambientale complessivo di un edificio – dai consumi, ai materiali utilizzati, alla scelta del sito. Le certificazioni vanno da “base” (la più bassa) a “platino” (la più elevata): e una delle prove della sensibilità del territorio su questo fronte è che a fregiarsi della certificazione platino sia il Muse, il museo delle Scienze di Trento, che oltre a dare il buon esempio dal punto di vista architettonico indirizza buona parte della sua attività di ricerca e di collaborazione con le aziende proprio sui temi della sostenibilità ambientale e dell’innovazione volta a garantirla. A Rovereto ha poi sede il Progetto Manifattura: una sorta di “incubatore d’impresa della green economy” nato su impulso di Trentino Sviluppo negli spazi dell’ex Manifattura Tabacchi. Sono ad oggi una quarantina le imprese insediate, da quelle che usufruiscono del servizio “completo” di incubatore a quelle che vi si appoggiano solo per l’utilizzo di alcuni spazi o servizi specifici; e valore aggiunto è poi la community tra i soggetti coinvolti nel progetto e le partnership e collaborazioni con altre realtà.

Ma perché proprio il Trentino sta manifestando questa particolare vivacità? «Si tratta di un territorio montano a forte concentrazione antropica nelle valli, che ha una vocazione turistica molto forte – spiega Collini –; e questo è uno dei motivi principali per l’impulso a preservare l’ambiente in tutte le attività umane, tanto che lo stesso ateneo ha attivato un corso di laurea in management del turismo e ambiente. Certo la dimensione della sostenibilità presenta dei costi per le imprese, anche al netto della riduzione del consumo di risorse; ma l’ottimizzazione dell’uso dell’ambiente e le attività economiche ad essa legate stanno dando vita a delle attività economiche che generano valore in maniera ormai evidente».

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