Gazzetta di Parma -

Andre Gejm «Il grafene, scoperto quasi per caso». Il Nobel per la Fisica 2010 ha parlato delle sue ricerche

Le scoperte più rivoluzionarie possono nascere per caso: e ci dicono quanto poco ancora noi sappiamo in realtà delle leggi fisiche che regolano il mondo che ci circonda. E’ questo, in sintesi, il messaggio lanciato ieri dal premio Nobel della fisica del 2010, lo scienziato russo naturalizzato inglese André Gejm, che ha parlato nella sala conferenze di Palazzo Soragna di come sia riuscito a scoprire il grafene, un materiale rivoluzionario in 2D di cui nessuno sospettava l’ esistenza che, dalla sua scoperta da parte di Gejm nel 2004, ha già fortemente inciso su molte aree scientifiche e «gradualmente ma inesorabilmente entrerà anche in molti prodotti industriali come in passato è avvenuto perla plastica e il silicone». La scoperta «casuale».

Lo scienziato, introdotto dal presidente di Davines Group Davide Bollati che si è detto «orgoglioso di aver portato qui a Parma per la green week un altro scienziato premio Nobel come era avvenuto nel 2022 con David McMillan, premio Nobel per la chimica 2021», ha spiegato come sia arrivato alla scoperta del grafene. «Sono partito da ricerche sugli effetti del magnetismo che mi hanno portato a lavorare sul grafene, un materiale in 3 dimensioni che però ha caratteristiche di grande duttilità. Mi sono chiesto fino a che punto si poteva dividere e, dopo due anni di esperimenti, sono arrivato a fissarne su un cellophane una parte sottile, in sostanza uno scarto della grafite, che però era diventato un oggetto a due dimensioni. Da lì sono arrivato, col mio team, a scoprire che esisteva un materiale come il grafene, che ha qualità straordinarie e eccellenti, come una conduzione elettrica praticamente senza limiti e che poteva avere applicazioni illimitate a partire dal campo dell’elettronica». Una scoperta rivoluzionaria, che gli è valsa il premio Nobel, ma sulla quale si sta ancora lavorando «perché ora l’obiettivo è di andare oltre il grafene per scoprire quanti altri cristalli e minerali possono esserci nella dimensione in 2D, che consente una fortissima riduzione di spazi e applicazioni infinite».

Un salto nel futuro che Gejm aveva iniziato scoprendo la cosiddetta «colla geco», una colla a presa eccezionale per il cui studio era partito cercando di comprendere «come il geco potesse scalare muri verticali senza cadere a causa del suo peso».

di Gian Luca Zurlini

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