Cartiere del Garda: quando produrre carta è sinonimo di sostenibilità

«La sostenibilità si deve declinare lungo tre direttrici: economica, ambientale e sociale. Se in un’azienda non sono presenti tutte e tre, non può guardare al futuro». Così sintetizza la sua linea di pensiero l’ingegner Giovanni Lo Presti, direttore generale di Cartiere del Garda. Lo stabilimento di Riva Del Garda è parte dal 1997 del gruppo Lecta (www.lecta.com), con sede a Barcellona; ma vanta una lunga storia che parte dal 1956, e che l’ha portato ad essere oggi riconosciuto come uno dei leader del settore a livello internazionale. Da qui escono infatti ogni anno 350.000 tonnellate di carta patinata senza legno destinata alla stampa di alta qualità, rendendolo lo stabilimento singolo più grande in Italia per questa tipologia.

Ma non è soltanto la qualità della carta a porre Cartiere del Garda in una posizione d’avanguardia: anche la tecnologia dedicata alla riduzione dell’impatto ambientale è tra i fiori all’occhiello dell’azienda. «Innanzitutto bisogna tenere conto che la nostra collocazione geografica, sull’estrema punta settentrionale del Lago di Garda, ci impone una particolare attenzione alle tematiche ambientali – osserva Lo Presti –; tanto che siamo stati i primi nel sud Europa ad ottenere la registrazione Emas, e tra i primi per la ISO 14001. In generale, ci siamo sempre mossi in anticipo sui tempi: già nel 1997 abbiamo investito in un impianto di trattamento biologico particolarmente avanzato in vista dell’avvento di normative più stringenti, cosa che in effetti è avvenuta; così come abbiamo insonorizzato lo stabilimento nel 2004 con una spesa di 4 milioni di euro in 3 anni prima che ci fossero obblighi di legge in questo senso – tanto che persino le autorità si sono rivolte a noi in virtù della nostra esperienza».

Il fronte principale su cui muoversi per un’industria come quella cartaria è però quello dell’energia elettrica e termica. «Riuscire ad essere autonomi sotto questo profilo è fondamentale – osserva Lo Presti – così nel 2005 abbiamo avviato il progetto di una nuova centrale di cogenerazione, in grado cioè di generare entrambe le forme di energia». Tutto parte da una turbina a gas General Electric di alta efficienza, che consente di generare energia elettrica; il gas di scarico viene poi convogliato verso una caldaia di recupero, dove viene sfruttato per produrre vapore ad alta pressione. Più elevata di quanto serva per gli utilizzi necessari alla produzione: così la “differenza” è utilizzata per produrre ulteriore energia elettrica attraverso una turbina a vapore. E fino a qui, spiega l’ingegnere, «si tratta di una soluzione già diffusa nelle cartiere; noi però abbiamo voluto studiare la possibilità non solo di rendere l’intero sistema più efficiente, ma anche di fornire energia termica a Riva». È così partito il progetto Alto Garda Power insieme alla locale multiutility AGS, che ha permesso di fornire acqua alla temperatura di 90 gradi alla città. «Tutte le unità importanti, dagli hotel agli edifici pubblici, sono riscaldati così – riferisce Lo Presti – ma è una possibilità aperta anche alle utenze domestiche. Con il nostro impianto arriviamo all’83% di efficienza, contro il 50% di una moderna centrale termoelettrica; e abbiamo fatto spegnere bruciatori domestici, i più inquinanti in termini emissioni, per un risparmio annuo di 40.000 tonnellate equivalenti di petrolio».

Lo Presti sottolinea poi come la carta, contrariamente a quanto spesso si dice, non sia un prodotto poco sostenibile: «Si sente spesso dire che la carta distrugge le foreste, ma non è così – afferma –: in realtà lo sviluppo di questa industria genera in Europa un rimboschimento annuo pari a 100.000 campi dal calcio. Inoltre utilizziamo unicamente materie prime fibrose certificate o controllate; il che, unito al fatto che la carta è il prodotto manifatturiero più riciclabile in assoluto e che l’Italia è un Paese virtuoso in questo senso, ci rende del tutto sostenibili».

E per il futuro i progetti in questo senso sono ambiziosi: «Già abbiamo una produzione limitata di “materiale di risulta”, ossia di scarti: vorremmo arrivare a non averne affatto, riutilizzando tutto e chiudendo il ciclo. Sarà un lavoro di qualche anno: ma se, come ho fiducia che sia, andrà a buon fine, saremo i primi al mondo a farlo».

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