Gazzetta di Parma -

Green Week, le nuove sfide della sostenibilità

La Green Week rappresenta ormai un appuntamento fisso per fare il punto sui progressi compiuti nel campo della transizione ecologica e della green economy.

Ieri mattina al Crédit Agricole green life di via Spezia, si è svolto l’evento di apertura del festival alla presenza di numerosi relatori d’eccezione. I lavori sono stati aperti da Giampiero Maioli, amministratore delegato Crédit Agricole Italia e senior country officer. «Si tratta di un grande evento di confronto su tematiche che ci riguardano direttamente – ha esordito – perché abbiamo posto la sostenibilità al centro del nostro fare banca».

Il ruolo del credito

Crédit Agricole è in prima linea nel progetto di neutralità carbonica Parma 2030. «Si tratta dell’unico caso in Europa in cui una grande banca fa da advisor a un progetto urbano come quello di Parma 2030 – ha proseguito -. In questo territorio c’è una consapevolezza diffusa che l’essere sostenibili porta ricchezza e benessere a tutti».

«Parma eccellenza»

Daniele Manca, vicedirettore del Corriere della Sera, ha parlato di Parma come di «un’eccellenza nel campo della sostenibilità».

Il sindaco Michele Guerra ha parlato della missione di Parma 2030, ricordando il recente viaggio a Bruxelles per la certificazione del contratto climatico. «La commissione è rimasta colpita dalla nostra squadra – ha affermato – composta da 46 firmatari e sostenitori di azioni che pesano per oltre 5 miliardi di euro, da mettere in campo da qui al 2030». «Accanto alla sfida green – ha continuato – abbiamo messo la candidatura a capitale europea dei giovani nel 2027, perché transizione ecologica e digitale sono sfide che parlano soprattutto alle generazioni che amministreranno il Paese in futuro».

«Obiettivi sfidanti»

Gabriele Buia, presidente dell’Unione Parmense degli Industriali, ha sottolineato la necessità di uno sforzo congiunto per raggiungere gli obiettivi legati al Green Deal europeo. «La sostenibilità sociale e ambientale deve essere accompagnata da quella economica – ha osservato -. Le imprese sono impegnate nella transizione energetica perché la sostenibilità rappresenta un fattore di competitività e di crescita. Dobbiamo capire se stiamo chiedendo uno sforzo eccessivo alle imprese e accompagnarle sia a livello economico, che riducendo la burocrazia».

Il rettore Paolo Martelli, sottolineando l’impegno a costruire le professionalità del domani, si è soffermato anche sulle azioni messe in campo dall’Università per l’ambiente. «Entro fine anno – ha annunciato – l’Università avrà un calo dei costi energetici del 20 per cento e una conseguente riduzione di 13.500 tonnellate di CO2 emesse ogni anno».

«Scelta aziendale vincente»

Davide Bollati, presidente del gruppo Davines, ha spiegato come il tema della sostenibilità sia già al centro delle politiche aziendali da una ventina di anni. «Si tratta di una scelta che si sta dimostrando vincente – ha dichiarato – : la sostenibilità da sola non basta per essere competitivi sul mercato, ma rappresenta un elemento centrale». Quanto al progetto Parma 2030 «ci siamo ispirati a Bristol, che ha un progetto di decarbonizzazione con mille firmatari – ha precisato -. Come Bcorp siamo abituati a condurre l’azienda con l’obiettivo di non perdere nessun portatore di interessi. É con questa logica che dobbiamo lavorare compatti verso l’obiettivo».

Alberto Figna, presidente di Agugiaro & Figna Mulini, ha spiegato: «Acquistiamo e produciamo energia da rinnovabili, abbiamo piantato un bosco di 18mila alberi di fianco alla nostra sede e siamo impegnati in un progetto di valorizzazioni dei boschi del nostro Appennino».

«Inalatori a basso impatto»

Alessandro Chiesi, presidente del gruppo Chiesi, si è soffermato sull’impegno per la transizione verso una economia sostenibile. «L’obiettivo, come azienda – ha specificato, illustrando anche il lavoro svolto da «Parma, io ci sto!» a partire dal progetto «Transition Farm» – è quello di raggiungere entro il 2035 zero emissioni nette di gas che alterano il clima. Per farlo dobbiamo lavorare su tutta la filiera. Abbiamo un progetto pluriennale per cambiare i propellenti degli inalatori e ridurre l’impatto sull’ambiente di oltre il 90 per cento». Importante inoltre, secondo Chiesi, che il sistema Italia «faccia sentire il suo peso in Europa quando le regole vengono scritte, anziché intervenire ai tempi supplementari». Parma 2030 «rappresenta un primo passo importante- ha ribadito – ma non bisogna dimenticare che a Parma produciamo 6 milioni di tonnellate di CO2 e per vincere questa sfida bisogna fare sistema».

Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, ha illustrato i progetti «green» messi in campo, ma soprattutto si è soffermato sulla necessità di «attirare i giovani, per dare un futuro alla filiera».

«Perseguire la bellezza»

«La sostenibilità conviene». Non ha dubbi Ermete Realacci, presidente della fondazione Symbola e presidente del comitato scientifico del festival. «Le imprese che si sono mosse in questa direzione – ha continuato – vanno meglio e attraggono i giovani. Il perseguimento della bellezza non è uno sfizio estetico, ma una leva fondamentale per stare nel mercato. Per i cittadini infatti sostenibilità fa rima con qualità».

Pietro Negra, fondatore e presidente di Pinko, ha parlato della sostenibilità a tre livelli: quella delle grandi iniziative intergovernative, in ambito aziendale e individuale. «Come azienda aderiamo a numerose iniziative green – ha dichiarato -, abbiamo costruito una fabbrica giardino e promosso svariati progetti. Sono però convinto che la coscienza individuale sia la più importante per favorire il cambiamento».

«La sostenibilità è innovazione- ha sottolineato Luca Ruini, vicepresidente Sicurezza, ambiente e energia del gruppo Barilla, ricordando anche l’esperienza vincente di «Food Farm» – perché lo stesso problema viene affrontato da un punto di vista diverso. Per farlo servono le giuste competenze, da sviluppare attraverso la scuola e l’Università».

Sono intervenuti anche Fulvia Bacchi, dg Unic Concerie italiane, Valeria Brambilla, socio e presidente di Deloitte & Touche, Chiara Angeli (Volvo Car Italia), Giuseppe Pasini, presidente Feralpi Group e Filippo Zuppichin, ad PiovanGroup.

«L’Europa ha bisogno di essere più persuasiva – ha concluso Monica Araya, executive director International European Climate Foundation – altrimenti il rischio è che le normative allontanino le imprese. Serve una forte partnership tra pubblico e privato per ottenere dei risultati importanti».

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